Epatite da trasfusione. Contagio, sintomi, risarcimento
Dell’Epatite C in questo articolo ne parleremo in modo chiaro, attendibile e completo, ma soprattutto faremo luce su quegli aspetti legali che ti aiuteranno a capire come ottenere l’indennizzo a seguito di danni dovuti a del sangue infetto.
Andremo dritti al punto con esempi pratici, in particolare citando alcuni casi reali dove il nostro staff legale è riuscito a ottenere importanti risarcimenti; niente parole incomprensibili e zero avvocatese. É una promessa.
Prima di proseguire è importante sapere che in caso di malattia contratta per trasfusione infetta potreste aver diritto a un risarcimento: contattaci adesso per avere la consulenza gratuita.
Procediamo con ordine, punto per punto.
L’Epatite C è un’infiammazione che colpisce duramente il fegato; il tessuto epatico dell’organo, infettato dal virus conosciuto con il termine di HCV, sviluppa così la malattia infiammatoria. Ad oggi, nella maggior parte dei casi, le persone affette da epatite C sono del tutto asintomatiche e lo rimangono per diversi anni.
I sintomi dell’epatite C, infatti, si manifestano soltanto a distanza di molto tempo — parliamo anche di decenni — rispetto alla data reale dell’infezione.
Che cosa è l’Epatite C
Il fegato è uno degli organi vitali più importanti all’interno del corpo umano; l’infezione da HCV è considerata come una delle più gravi, se non addirittura la più pericolosa. Come si prende l’epatite C? É bene ricordare che le emotrasfusioni ovvero le trasmissioni di sangue infetto sono l’unico modo per contrarre la malattia.
Tra un istante vedremo come si trasmette l’epatite, ma prima facciamo il punto sulle normative (presenti e passate).
Oggi la normativa è molto stringente e selettiva mentre in passato la somministrazione di sangue e plasma in Italia non seguiva alcun percorso perché, in pratica, non esisteva una reale normativa che legiferasse in merito.
Sono stati numerosissimi i casi avvenuti a cavallo tra gli anni 70 e 80: centinaia di sacche di sangue infetto sono state usate all’interno degli ospedali senza i dovuti controlli di sicurezza con gravi ripercussioni sui pazienti.
Il pericolo maggiore di questa patologia è proprio la sua cronicità; l’epatite cronica diventa conseguenza in pazienti con trasformazione, a seconda dei casi, cirrosi epatica oppure il tumore al fegato.
Come si trasmette l’epatite?
Appurato che la trasmissione epatite C avviene attraverso il contatto con sangue infetto, quali sono nello specifico le modalità di trasmissione più comuni di questa patologia?
- Trasfusioni sangue infetto. Attualmente i controlli sono più efficaci che in passato.
- Scambio di siringhe infette. Numerosi casi si registrano tra persone tossicodipendenti.
- Un organo infetto da HCV, se trapiantato, può trasmettere l’epatite
- Trasmissione attraverso via sessuale specie a seguito di rapporti non protetti.
- Via parentale: raro evento con una trasmissione del virus da madre infetta a figlio o figlia durante il periodo della gestazione.
Sintomi epatite C
Questa patologia non presenta evidenze significative nelle sue prime fasi, per questo è facile confondere i sintomi del virus HCV con altre malattie, magari più diffuse ma meno gravi; in pratica molte persone diventano consapevoli del problema solo dopo molto tempo.
I sintomi di epatite C si manifestano (proprio come in una normale influenza) sotto forma di:
- febbre;
- nausea;
- spossatezza;
- dolori muscolari;
quindi è difficile ricondurre il tutto a eventi del passato e associarli a un’infezione HCV in essere; solo attraverso un’attenta e scrupolosa diagnosi da parte del medico si riesce ad appurare la sintomatologia esatta.
I test ematici sono utili — anzi fondamentali — sia per identificare con certezza l’epatite C, sia per determinare quali possano essere le migliori terapie HCV da seguire da quel momento in avanti.
Epatite C: come si evolve il virus?
Storie di persone affette da epatite C ce ne sono purtroppo tantissime, Virus Epatite C colpisce senza alcuna distinzione e provoca disfunzioni, anche se a livelli o modalità differenti. Facciamo alcuni esempi.
In soggetti che hanno subito lievissimi danni epatici può essere sufficiente un attento monitoraggio della situazione con controlli periodici. Perché fare analisi frequenti per l’apatite C? Perché questo è forse l’unico modo per scongiurare inaspettati (e pericolosi) peggioramenti dello stato di salute del malato.
E nei casi più gravi di HCV invece? Quando la malattia epatica degenera in gravi patologie, sono necessarie cure e attenzioni profonde e prolungate, specie in tutti quei soggetti risultati positivi dopo una trasfusione di sangue infetto in seguito a un intervento chirurgico.
Sangue infetto risarcimento: richiesta danni dopo aver contratto l’epatite C
Proprio quando si diventa consci della patologia è fondamentale rivolgersi a un legale (meglio se coadiuvato da professionisti competenti in materia) per avviare immediatamente le pratiche di risarcimento danni; sia chiaro, è soltanto l’inizio, il percorso è lungo e non sarà tutto in discesa.
Perché diciamo questo?
L’esperienza decennale in cause risarcitorie contro lo stato ci ha insegnato che, in molti casi, ci troveremo di fronte proprio lo Stato — una figura che l’immaginario collettivo dipinge dalla nostra parte — che improvvisamente diventerà un tiranno, si divincolerà da tutte le responsabilità accollandole all’ignaro paziente che si è fatto ricoverare in un ospedale, nella speranza di ottenere le migliori cure e le massime attenzioni.
Chi si trova coinvolto in una richiesta risarcimento danni per una trasfusione di sangue infetto imparerà parole come consulente tecnico ufficio (CTU) oppure sussistenza nesso causale e tante altre che (suo malgrado) diventeranno vocaboli di uso comune all’interno delle aule di tribunale.
Trasfusioni infette nel ’75: dopo anni fa causa al Ministero della Salute. E la vince.
Ecco cosa è successo a un paziente emotrasfuso nel 1975.
Sino al 2012 non aveva presentato nessun tipo di sintomatologia, soltanto dopo analisi e screening specifici fecero emergere:
- la positività al virus HCV;
- successivamente la cirrosi;
- infine l’epatocarcinoma;
Anche grazie all’intervento dello staff legale di Gestione Crediti Pubblici siamo arrivati a una vittoria in un’aula di giustizia. Il tribunale — nello specifico il giudice civile dopo un’attenta analisi — ha decretato che il Ministero della Salute fosse responsabile condannando il dicastero al pagamento di oltre 500.000 Euro.
Queste cifre indicano la dimensione del problema, mettono a nudo le conseguenze delle trasfusioni di sangue infetto; a questo vanno aggiunti i costi delle spese legali che, sommati ai tempi della giustizia Italiana, trasformano la richiesta di risarcimento per un danneggiato da sangue infetto in una vera odissea.
Epatite C Virus: sangue infetto risarcimento eredi per danni a causa di emotrasfusioni
Tra una sentenza e l’altra passano anni, per questo è importante avere fiducia nei propri legali, ma come si sceglie un avvocato capace di richiedere un indennizzo per i danni da trasfusione?
Il professionista deve essere esperto in materia e saper aggirare tutti i problemi derivanti da una causa contro lo stato, tuttavia per quanto preparato ci sarà sempre un grosso problema: le spese legali sono a carico del danneggiato o dei suoi eredi.
L’indennizzo epatite c da trasfusione è la specializzazione di Gestione Crediti Pubblici: con il nostro staff legale seguiamo ogni singola fase insieme ai nostri assistiti ,dal primo incontro all’ultima sentenza.
Gestione Crediti Pubblici è un team composto da professionisti esperti in cause contro lo Stato e lavoriamo con un’organizzazione
- precisa;
- meticolosa;
- determinata;
che ci ha reso capaci di ottenere una percentuale di successo del 97,8% in cause risarcitorie nei confronti dello Stato e gli enti pubblici
E non è tutto: Gestione Crediti Pubblici si accolla tutte le spese legali.
Noi di Gestione Crediti Pubblici siamo stati tra i primi in Italia a non richiedere alcun compenso anticipato, in altre parole il nostro assistito non si espone economicamente, per tutta la durata dei processi.
Il risarcimento eredi epatite C o del diretto interessato non comportano alcun rischio per chi sia affida allo staff legale di Gestione Crediti Pubblici.
Com’è possibile questo? Il nostro compenso verrà saldato solo a risarcimento versato, anche se la causa risarcitoria dovesse durare anni.
Emotrasfusioni infette news
Trasfusione sangue infetto risarcimento: quanto spetta agli eredi?
850 Mila euro è la cifra che — grazie a una causa risarcitoria di Gestione Crediti Pubblici — il Ministero della Salute è stato obbligato a pagare al danneggiato da sangue infetto.
Giustizia è fatta? Forse sì anche se la vittima (purtroppo) non ne ha minimamente goduto, ma andiamo con ordine.
Un uomo di Caserta contrasse l’epatite C nel 1989 in seguito a trasfusioni di sangue infetto durante un intervento chirurgico presso l’ospedale Maddaloni; a distanza di anni, grazie ad analisi approfondite, si scoprì che il paziente aveva contratto l’epatite C proprio in quel ricovero ospedaliero.
La vittima dell’epatite C, a causa delle successive complicazioni dovute a quelle emotrasfusioni, nel 2009 morì
I familiari della vittima fecero immediatamente ricorso, agendo nei confronti del dicastero, con la richiesta dei danni che il congiunto aveva subito in vita oltre al danno da perdita del rapporto parentale.
Il giudice al termine del processo condannò il Ministero della Salute al pagamento del risarcimento agli eredi.
Prevenzione Epatite Virale C
Ad oggi un farmaco epatite C non esiste quindi il miglior risultato possibile è cercare di abbattere il rischio di contagio. Come difendersi dall’epatite C? Se da un lato le attenzioni verso le emotrasfusioni hanno ridotto sempre di più il rischio d’infezione da trasfusione, è importante consolidare la diffusione delle siringhe monouso e l’uso del preservativo come strumenti di prevenzione
Noi di gestione Crediti Pubblici lo ripetiamo spesso: nella malaugurata ipotesi che si subisca un danno alla salute, mai e poi mai si deve rinunciare a una richiesta per un giusto risarcimento economico, specialmente quando non è necessario anticipare nemmeno un centesimo per le spese legali.
Lo sappiamo bene: intraprendere una lunga e costosa causa — senza vederne la fine, senza la minima garanzia di successo — genera paura e sconforto azzerando la volontà di procedere a seguito di una lesione.
Se in questo momento senti di aver bisogno di un contatto con lo staff legale di Gestione Crediti Pubblici puoi richiederlo (gratuitamente) compilando la richiesta sottostante.
Dopo aver lasciato i tuoi dati un legale esperto in risarcimenti trasfusione sangue infetto ti contatterà in breve tempo.
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FAQ
Gestione Crediti Pubblici anticipa tutte le spese necessarie e calcola il proprio compenso esclusivamente in percentuale sull’importo liquidato dal Giudice. Nessuna somma sarà dovuta in caso di mancato recupero. In buona sostanza chi si rivolge a GCP è certo di non dover pagare nulla se non recupera il proprio credito. Si aggiunga che il più delle volte la somma che si recupera è di gran lunga maggiore di quanto lo Stato avrebbe corrisposto spontaneamente, in quanto comprende gli interessi legali, gli interessi anatocistici (interessi su interessi) e, se dovuta, anche la rivalutazione monetaria con l’effetto di coprire quasi l’intera somma dovuta a GCP così che il più delle volte il costo è pari a zero.
Solo nel caso in cui il cliente riceva il risarcimento, a GCP viene riconosciuta una percentuale su quanto effettivamente viene incassato dal cliente.
No, nel caso di mancato risarcimento il cliente non deve sostenere nessuna spesa.
Il compenso professionale dell’avvocato è a carico di Gestione Crediti Pubblici.
I vantaggi per il cliente non si limitano al risparmio di tempo ed energie, ma sono soprattutto di natura economica. Scegliere GCP non rappresenta infatti una spesa, bensì un guadagno per il cliente. Come è possibile? Lo Stato, di fronte alla semplice richiesta di un privato o di un’impresa, paga (con i noti ritardi) il minimo cui è tenuto per legge, cioè la cifra del credito pregresso con l’aggiunta dei soli interessi legali. Con Gestione Crediti Pubblici si ha invece la possibilità di recuperare rapidamente non solo il credito e gli interessi, ma anche la rivalutazione monetaria, se dovuta, e gli interessi anatocistici (cioè gli interessi maturati sugli interessi), somme che al privato cittadino non verrebbero mai corrisposte spontaneamente seguendo l’iter ordinario del rimborso o del pagamento.
Basta contattare lo staff di GCP che richiederà un’analisi precisa (e gratuita) dei fatti e degli elementi di rischio in base ai quali si desidera procedere legalmente. In seguito, dopo una preliminare valutazione della situazione effettiva, viene definito, caso per caso, il protocollo di analisi e di documentazioni da compiere.
Il materiale necessario va valutato singolarmente da caso a caso. Una volta contattato il nostro staff, è necessario effettuare una prima valutazione in modo da accertare la reale fattibilità dell’azione legale. I nostri esperti dovranno, in pratica, documentazione alla mano, verificare se esistano o meno gli estremi per procedere alla richiesta di un risarcimento del danno.
Dopo avere raccolto le informazioni di base con la prima telefonata, GCP procede a raccogliere la documentazione medica del cliente.
Si fa quindi visionare la documentazione al medico legale e se il medico ravvisa gli estremi per procedere si informa il cliente che si può procedere.
Si procede quindi alla firma del contratto e dei documenti necessari (presso la sede di GCP oppure presso un notaio in zona del cliente).
Una volta raccolta tutta la documentazione si effettua un tentativo stragiudiziale, mettendo in mora il soggetto legittimato passivo (ad esempio il Ministero della Salute) tramite raccomandata a/r.
Se GCP riceve una risposta a seguito della raccomandata si intavola una trattativa, altrimenti (come succede nella maggior parte dei casi) bisogna procedere con un’azione legale. Si individua quindi il tribunale competente e si avvia una causa legale.
La legge 210/92 (e successive modifiche) stabilisce che hanno diritto a un indennizzo da parte dello Stato tutte le persone che abbiano riportato lesioni o infermità permanenti imputabili a:
- vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana;
- vaccinazioni non obbligatorie, assunte per motivi di lavoro o per incarico del proprio ufficio, o per poter accedere ad uno stato estero;
- vaccinazioni, anche non obbligatorie, assunte in quanto soggetti a rischio operanti nelle strutture sanitarie ospedaliere;
- vaccinazione antipoliomelitica non obbligatoria, assunta nel periodo di vigenza della legge 30 luglio 1959, n. 695 (quando la vaccinazione non era obbligatoria);
- contagio da virus dell’HIV o da virus dell’Epatite a seguito di somministrazione di sangue o suoi derivati, oppure da vaccinazioni.
Sono beneficiari della legge 210/92 anche:
- il personale sanitario di ogni ordine e grado che ha contratto l’infezione da HIV durante il servizio;
- il coniuge che risulti contagiato da uno dei soggetti di cui ai primi quattro punti, nonché il figlio contagiato durante la gestazione.
In linea generale il termine per poter richiedere i benefici previsti dalla legge 210/1992 è di 3 anni dal momento in cui il soggetto interessato scopre di aver contratto la malattia.
Su questo tema, inizialmente, non esisteva un’uniformità di vedute, almeno fino a quando la Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11609 del 31 maggio 2005, ha stabilito che l’indennizzo di cui alla L. 221/1992 non esclude la possibilità di agire in giudizio per richiedere il risarcimento del danno.
Qualora la causa promossa contro il Ministero della Sanità abbia esito favorevole, la cifra ottenuta si somma all’indennizzo mensile oppure è necessario detrarre quest’ultimo (es. 500.000,00 € di risarcimento – 250.000,00 € percepiti = 250.000,00 €? Ex L. 210/1992).
Nonostante non esista un indirizzo uniforme sul punto, la giurisprudenza maggioritaria tende a escludere la cumulabilità ed è favorevole alla detrazione.
Con la Legge 25 febbraio 1992 n. 210 (in seguito, più volte modificata ed integrata) lo Stato italiano ha previsto un indennizzo per i soggetti che hanno subito danni irreversibili in seguito a vaccinazioni, trasfusioni, contagio con persona già indennizzata o con operatori sanitari che si siano infettati durante il servizio a causa di un contatto con il sangue o i suoi derivati.
Detta legge riguarda il riconoscimento di un indennizzo indipendentemente dalla dimostrazione di una colpa e, dunque, non preclude la possibilità di rivolgersi all’Autorità Giudiziaria per ottenere il risarcimento del danno, in caso di comportame
Si. Oltre alle condizioni definite dalla Legge 210 del 1992, esiste la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni subiti a causa di emotrasfusioni di sangue infetto, citando direttamente in giudizio il Ministero della Salute.
Tale diritto al risarcimento è un diritto da far valere in ogni caso in cui l’insorgenza della malattia sia in relazione con la trasfusione subita e prevede il ristoro di tutti i tipi di danni – morali, materiali, biologici, patrimoniali – che un soggetto abbia subito a seguito di trasfusioni infette o contatto con emoderivati.
È inoltre interesse del soggetto far valere questo diritto considerata l’entità delle cifre previste per i risarcimenti, che superano di gran lunga quelle relative agli indennizzi.
Assolutamente no. L’indennizzo è una cosa, il risarcimento un’altra. Certamente l’accoglimento della domanda ex l. 210/1992 è un aspetto positivo per un’eventuale causa di risarcimento danni, tuttavia non equivale ad una vittoria certa dal momento che il Giudice non è vincolato al buon esito della domanda previdenziale.
In linea generale si, ma in tal caso si dovrà andare a valutare caso per caso se sia o meno intervenuto il termine prescrizionale del diritto che, per costante orientamento giurisprudenziale, è di 5 anni dal momento in cui il soggetto dimostra di aver messo la propria malattia in relazione con le emotrasfusioni subite.
In linea generale il termine per poter richiedere il risarcimento del danno è di 5 anni dal momento della presentazione della domanda di indennizzo di cui alla legge 210/1992.
Purtroppo non è possibile dare una risposta certa a detta domanda, l’unica certezza è che, quanto più gravi sono le conseguenze dell’infezione, tanto più alto potrà essere il risarcimento del danno.
Si, ma in tali casi è richiesta una valutazione ancora più approfondita del caso. In un esempio del genere l’azione inoltre non viene esperita nei confronti del Ministero della Salute (come nel caso delle emotrasfusioni di sangue infetto), ma direttamente nei confronti della struttura sanitaria presso cui il soggetto ritiene di aver contratto il virus in maniera nosocomiale (contatto con aghi non sterili, contatto con attrezzature medicali non sterili ecc.).
Non è possibile dare una risposta certa, essendo troppe le variabili legate all’instaurazione ed al successivo svolgimento di un processo civile di tale tipo.
Certamente, ma in tali casi dovrà ugualmente essere fatta una valutazione in ordine all’eventuale prescrizione del diritto, valutazione che non essendo di ordine generale, richiede l’attento esame caso per caso.