La condanna per il processo Eternit Bis dell’industriale Schmidheiny è solo l’inizio. Ecco perché l’amianto in Italia resta ancora un problema molto serio
Sono state necessarie oltre 7 ore di camera di consiglio, al termine della quale la Corte di Assise di Novara ha emesso una sentenza storica per quanto concerne l’amianto in Italia, il processo Eternit Bis.
Il giudice ha condannato Stephan Schmidheiny a 12 anni di reclusione e al pagamento di 50 milioni di euro di risarcimento al Comune di Casale, 30 milioni allo Stato italiano e centinaia di milioni ai familiari delle vittime. L’imprenditore svizzero è stato ritenuto responsabile della morte di 392 persone, vittime dell’esposizione all’amianto a Casale Monferrato in provincia di Alessandria tra il 1976 e il 1986, anno in cui fu decisa la chiusura della fabbrica Eternit, di cui era proprietario, dove si lavoravano prodotti a base di amianto.
Con la sentenza, in attesa delle motivazioni che dovranno essere pubblicate nei prossimi giorni si chiude per il momento questa triste storia dalla durata pluridecennale. Perché diciamo per il momento?
Non solo perché la sentenza dovrà passare al vaglio degli altri gradi di giudizio con il rischio prescrizione sempre in agguato, ma perché l’emergenza rappresentata dalla presenza nell’ambiente dell’amianto – riconosciuto all’origine del micidiale mesotelioma pleurico e di altre patologie letali (asbestosi e carcinoma ovarico) – è tutt’altro che conclusa.
L’amianto non è come un reato in un processo, non si prescrive. Resta lì, indistruttibile ed eterno. Un agente cancerogeno senza un livello soglia, per cui basta una singola fibra per rischiare di ammalarsi.
Amianto in Italia
La strage silenziosa
La possiamo definire proprio come una strage silenziosa, se facciamo riferimento al periodo 2010-16 possiamo immediatamente notare che sono morte oltre 4000 persone a causa dell’amianto e dei tumori a esso correlati. Stiamo facendo riferimento a persone che hanno inalato fibre, che per dimensione le possiamo paragonare mille volte più piccole a quelle di un capello!
Tumori al polmone, alla laringe, dell’ovaio, mesotelioma, asbestosi: sono malattie che fanno paura e sono tutte correlate all’esposizione all’amianto e alle sue piccole e impercettibili polveri, che purtroppo si rivelano indistruttibili ed eterne.
A oggi l’unica difesa che possiamo attuare è quella della massima attenzione, facendo prevenzione ed eliminare il problema alla fonte, ossia bonificare i “siti di amianto“. Nonostante il grande lavoro che è stato fatto negli ultimi anni per rimuovere la fibra killer, la quantità di locazioni che contengono amianto sono ancora moltissime e con numeri da far paura!
I numeri dell’amianto in Italia
Quando il processo di bonifica va a rilento
Avete idea di quanto amianto sia presente sul territorio italiano? Molto più di quanto si possa immaginare. Prendendo spunto dagli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), con riferimento datato nel 2022 e ultima rilevazione al 31/12/2021, possiamo vedere che risultano censiti circa 118.000 siti, ossia sono ancora interessati dalla presenza di amianto, mentre solo il 7% risulta bonificato o parzialmente bonificato.

Fonte: fivedabliu
Nello specifico, ricapitolando in questo elenco puntato:
- 7.918 siti bonificati;
- 4.304 parzialmente bonificati;
Vale dire che più di 105.000 aspettano ancora la messa in sicurezza. Un numero enorme, che fa paura.

Fonte: fivedabliu
Non siamo al numero totale perché a questo totale, dobbiamo poi aggiungere i 42 Siti SIN (Siti di interesse nazionale) che sono stati classificati come tali perché individuati come quelli più contaminati.
La superficie complessiva a terra dei SIN è di circa 170.000 ettari e rappresenta lo 0,57% della superficie del territorio italiano.

Fonte Ispra
Se questi numeri vi sembrano enormi sappiate che alla conta mancano i cosiddetti “siti orfani”
Numeri alla mano, con riferimento all’anno 2022, i “siti orfani” in elenco sono 271. È evidente, che il principio “chi inquina paga” volgendo lo sguardo a terreni inquinati, capannoni fatiscenti, fusti dall’alto contenuto tossico, falde acquifere a rischio contaminazione difficilmente troverà un nome e un cognome. I siti orfani sono proprio queste zone di terra, diventate facile preda di imprenditori senza scrupoli.

Il numero e l’estensione di siti orfani nelle regioni italiane 2021 (Fonte Openpolis)
È un’Italia avvelenata composta da ex fonderie, cartiere, colorifici, fornaci, discariche industriali e inceneritori. Oltre centomila ettari di territorio italiano inquinato e abbandonato dall’industria. Chi dovrà fare i conti con queste zone che mettono a rischio la salute della popolazione? Lo Stato. Chissà quando i Sin e i siti orfani saranno interamente bonificati, A oggi sono come delle ferite aperte all’interno della nostra penisola. Ferite che grondano sangue, che raccontano di un bieco interesse industriale privo di qualsiasi scrupolo nei confronti della salute pubblica e dell’ambiente.
Per questo motivo, la condanna dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny deve rappresentare l’inizio di una lunga catena. Dobbiamo porre fine a queste morti silenziose, che continuano a uccidere senza fare rumore.
I nostri consigli
Per questo motivo se per qualsiasi motivo si sospetta che una patologia possa essere correlata a una esposizione professionale a materiali contenenti amianto, non indugiate, è arrivato il momento di agire. Contattateci, uno dei membri dello staff di Gestione Crediti Pubblici sarà al vostro fianco per chiarire tutti i vostri dubbi e le vostre incertezze. GCP nasce con un intento preciso, tutelare chi è stato esposto con cause risarcitorie contro lo stato.