Nipote risarcito dopo la morte del nonno per amianto

Nipote risarcito dopo la morte del nonno per amianto2023-08-02T11:28:59+02:00

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L’uomo lavorava all’interno dell’Arsenale della Marina militare della Spezia. Accolta la richiesta di risarcimento del nipote: “erano molto legati”

Nonostante la grande differenza d’età, è risaputo che il legame che si crea tra nipoti e nonni è unico, dove ognuno nel rispetto dei propri ruoli trasmette un po’ di esperienza, energia e gioia all’altro. 

Proprio quei giochi a volte inventati, ma in talune situazione situazioni tramandate di padre in figlio si vede il coinvolgimento delle figure nonno e nipote, parentesi che si vanno ad aggiungere alle passeggiate all’aria aperta, alle giornate trascorse insieme. 

In pratica in ogni gesto, fatto con pazienza, costruisce un legame sempre più profondo; come un castello di sabbia su di una spiaggia, granello dopo granello pronto a resistere alle insidie del mare. 

Il tempo ha un valore molto importante, l’amore che provava per il nonno, le attenzioni, le dolci parole che riceveva hanno un valore che il giudice ha deciso di risarcire visto che sono venuti a mancare. 

Il legame che si era creato, qualcosa di unico, difficilmente spiegabile a parole si era rotto. 

Tutte queste parole, tutti questi concetti, il Giudice del Tribunale di Genova li ha fatti propri decidendo di coinvolgerlo; lo ha fatto nel momento in cui ha maturato le sue decisioni in merito al risarcimento del nonno morto a seguito di patologia riassumibile all’inalazione di particelle contenenti amianto

Il ragazzo era fortemente legato ai suoi nonni che lo hanno preso in cura. Le parole contenute in uno dei punti della sentenza esemplificano al massimo il concetto, la forza con la quale i nonni fosse attivi:

In un paio di passaggi si legge testuali parole: era più con i nonni che con i suoi genitori mentre in un altro le frasi altrettanto forti erano presenti ogni qualvolta il nipote ne avesse bisogno.

In sintesi si sono preoccupati di lui per anni, questo motivo è stato il volano che il giudice Alberto La Mantia ha ritenuto essenziale per accogliere la domanda a vantaggio del giovane, su richiesta dell’avvocata Elisa Ferrarello dello studio legale Frisani di Firenze.

Siamo già giunti alla fine della storia, facciamo un breve ma importante passo indietro per fare chiarezza.

La ricostruzione dei fatti: storia in breve

Riavvolgiamo il nastro di qualche anno; ancora una volta l’attore principale è l’amianto che uccide, stavolta un civile che lavorava presso l’arsenale della Marina Militare di La Spezia. L’operaio lavorava presso la base navale spezzina dal 1958, fino al pensionamento datato nel 1994. Purtroppo, nel 2016 gli è stato diagnosticato un tumore che da lì a breve lo avrebbe portato via.

Sintetizzando, i passaggi successivi li potremo riassumere con un elenco puntato:

  • Gli accertamenti effettuati hanno dimostrato che l’operaio aveva svolto le mansioni in ambiente contaminato da amianto, senza alcun dispositivo di protezione individuale (non c’erano protezioni, ma solo un grembiule e dei guanti di cuoio…)
  • Nessuna avvertenza di rischio cancerogeno era stata messa in atto da parte del Ministero, suo datore di lavoro;
  • L’intensa esposizione ha causato gravi problemi di salute che sono stati diagnosticati successivamente nel corso dell’anno 2016;
  • L’INAIL di La Spezia ha riconosciuto il nesso causale tra le mansioni svolte dall’operaio e il mesotelioma pleurico  attribuendo in favore della moglie una rendita di reversibilità;

Il Ministero della Difesa si è sempre dichiarato estraneo alla  vicenda, provando in ogni modo a svincolarsi dal ruolo di principale responsabile della triste storia.

Il Giudice sentiti i numerosi testimoni convocati durante le udienze che hanno confermato quanto accaduto — e viste le numerose omissioni colpose da parte del datore di lavoro — ha accolto la domanda condannando il Ministero;  con la sentenza inoltre ha voluto lanciare un segnale forte nei confronti delle istituzioni.

Nello specifico il Ministero della Difesa, è stato condannato al pagamento per un ammontare complessivo di circa 700mila euro. Di questa cifra, 45mila sono stati destinati al nipote, 235mila alla vedova e 228mila e 195mila ai due figli.

Gli elementi che hanno determinato l’ammontare del risarcimento sono stati:

  • per la vedova il lungo matrimonio che aveva superato i 60 anni;
  • per i figli l’aver dovuto cambiare le proprie abitudini, i propri stili di vita dal momento in cui era insorta la malattia fortemente invalidante;
  • per quanto concerne la figura del nipote abbiamo chiarito tutto nella prima parte del nostro post.

Da ricordare che il Tribunale di La Spezia aveva già precedentemente condannato il Ministero della Difesa  sullo “Iure hereditatis” (il risarcimento del danno subito da una vittima spettante ai congiunti), nel Giugno 2022.

La rassegna stampa

Proprio come in tante altre occasioni la notizia è stata riportata ed ha fatto il giro del web, sono stati numerosi gli organi di stampa che hanno speso parole in merito alla vicenda.

Riassumendo, al momento le principali testate che hanno parlato di questa vicenda le potete trovare qua:

  1. Sky TG24;
  2. Ansa;
  3. La Nazione;
  4. Tele Nord;
  5. La Gazzetta Della Spezia;
  6. Fanpage;
  7. Today;
  8. Tiscali;

Lo staff legale si ritiene molto soddisfatto del risultato ottenuto anche se il problema amianto rimane. A questo punto non resta che attendere e vedere se il Ministero ricorrerà in appello oppure se questa triste vicenda avrà una parola fine.