Perché la scelta del giudizio civile nel caso Amianto Olivetti sarebbe stata più opportuna
Sono definitive le assoluzioni nel processo “Amianto Olivetti“. I giudici della IV sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura Generale di Torino. Vengono assolti dai reati di omicidio colposo e lesioni perché “il fatto non sussiste” gli imputati condannati in primo grado per i casi di malattia asbesto correlata e decesso degli (ex) lavoratori dell’Olivetti di Ivrea. Questa, è una delle tante sentenze penali che pur datata non rende giustizia ai lavoratori esposti all’amianto e ai loro eredi.
Alla luce della sentenza, ribadiamo sia l’importanza dell’azione penale, sia il perché in certi contesti la scelta del giudizio si può rivelare più vantaggiosa. Proviamo a fare chiarezza, sui motivi che in certi contesti ci possono spingere a un giudizio civile invece che penale.
Principali differenze tra giudizio civile e penale
Partiamo dal punto più importante, ossia che la responsabilità penale è personale e quindi qualora si opti per tale strada non si aprirà un eventuale giudizio contro la società datrice di lavoro, bensì contro i dirigenti e gli amministratori della stessa. Solo in caso di condanna sarà possibile ottenere il risarcimento del danno. Inoltre, nel caso di vittoria, in molti casi la riscossione di tali somme in molti casi si rivela incerta in quanto il patrimonio delle singole persone fisiche spesso non riesce a coprire gli importi riconosciuti in sede giudiziale a titolo di risarcimento del danno.
L’azione civile, al contrario, si promuove contro il datore di lavoro, sia esso una:
- Pubblica Amministrazione;
- Grande azienda privata;
- Partecipata dello Stato;
Tale azione consente di configurare, anche in assenza di una condanna penale, la responsabilità del datore di lavoro per morte o lesioni quando l’evento dannoso si sia verificato a causa di un’omessa adozione di tutte quelle misure previste, e quindi di ottenere la condanna al risarcimento del danno in favore del lavoratore o degli eredi, ai quali potrà anche essere riconosciuto il danno da perdita del rapporto parentale.
Infine, ultimo aspetto da considerare ma non per questo meno importante agendo contro i suddetti legittimati passivi non vi sarà nessuna incertezza nella riscossione delle somme riconosciute dal giudice.
Il nesso causale
Per quanto attiene poi al nesso causale, in ambito civilistico la prova consiste nella relazione probabilistica concreta tra comportamento ed evento dannoso, secondo il criterio, ispirato alla regola della normalità causale ossia del “più probabile che non”. In ambito penale, invece, la regula iuris non è quella della probabilità relativa, bensì quella dell’alto o elevato grado di credibilità razionale o probabilità logica.
Proprio questo aspetto che va ad aggiungersi agli altri ci deve spingere nella scelta ciel tipo di contenzioso, visto che elementi alla mano sarà molto più difficile ottenere una sentenza di condanna in un’azione penale rispetto a quella civile.
La prescrizione
Tanti ne parlano, ma in pochi sono quelli che conoscono con esattezza i termini. Molti procedimenti penali si concludono con l’assoluzione degli imputati per l’intervenuta prescrizione. I termini in tale caso decorrono infatti dalla consumazione del reato e continuano a correre nelle more del giudizio (per estensione, con significato generico, nell’attesa, nel frattempo» sino al termine del procedimento dell’iter giudiziario).
In ambito civilistico, invece, la prescrizione comincia a decorrere solo dal momento della conoscenza dell’insorgenza della patologia e rimane “sospesa” per tutta la durata del procedimento.
Le malattie asbesto correlate manifestano decorsi che partono da un minimo di circa 10 anni, ossia dal momento dell’esposizione all’amianto per arrivare a un picco intorno ai 40-42 anni e terminando a 50, come riconosciuto da consolidata letteratura medico-legale.
Solo da questo momento inizia a decorrere la prescrizione. Questo aspetto si rivela non trascurabile, poiché consente ai lavoratori che sono stati a contatto con l’amianto di far valere i propri diritti anche molti anni dopo l’esposizione.
Le nostre conclusioni
Tutte queste considerazioni anche alla luce di quanto accaduto nel processo Amianto Olivetti, fanno propendere favorevolmente per l’azione civile in luogo di quella penale. Tale scelta, da sempre sostenuta dal nostro studio legale che da tempo assiste i lavoratori esposti ad amianto o i loro eredi nei giudizi civili, garantisce un’effettività di tutela e offre maggiori possibilità di ottenere un riconoscimento quantomeno economico per tutte le vittime delle fibre killer e dei loro eredi.