Muore esposto all’amianto. Tribunale condanna il Ministero della Difesa

Muore esposto all’amianto. Tribunale condanna il Ministero della Difesa

La Corte di Appello di Genova ha deciso che la famiglia dovrà essere risarcita per una cifra superiore ai 700mila euro

Ministero della Difesa condannato al risarcimento

Dopo 7 anni dalla tragedia, il Giudice della Seconda Sezione Civile della Corte di Appello del Tribunale di Genova nella veste del Dottor Marcello Bruno ha condannato il Ministero della Difesa al versamento di una cifra superiore ai 700mila Euro a titolo di risarcimento alla famiglia (vedova, i figli e il nipote) del lavoratore che, dopo un lungo periodo di sofferenze, è morto nel 2017 a seguito di un mesotelioma pleurico provocato dal contatto con l’amianto presso il luogo dove lavorava. 

La storia

Prima di arrivare alla conclusione della vicenda facciamo un passo indietro.

L’uomo, dipendente presso l’arsenale della Marina Militare della Spezia, ogni giorno si recava al lavoro dove svolgeva mansioni diverse (tra cui quella del saldatore e del meccanico). Il Ministero nonostante si fosse trovato di fronte ad un ambiente insalubre e pericoloso per la salute non si è mai adoperato per adottare accorgimenti di alcun tipo e di informare i dipendenti sul rischio che avrebbero potuto correre nel momento in cui veniva maneggiato direttamente l’amianto.

Dopo 36 anni di lavoro (1958-1994) presso l’arsenale, l’uomo ha iniziato a soffrire di problemi di salute che sono sfociati nella constatazione clinica, nel 2016, del mesotelioma che lo ha portato al decesso l’anno successivo.

 

La Sentenza

La triste vicenda è finita nelle aule di tribunale, dopo una lunga battaglia processuale la Seconda Sezione Civile della Corte di Appello di Genova ha confermato la sentenza di risarcimento a favore della vedova, dei figli e del nipote, di un uomo scomparso nel 2017 per mesotelioma pleurico.

Sentenza di appello che ha confermato anche il risarcimento per una cifra complessiva superiore ai 700 mila euro per i danni non patrimoniali subiti dai familiari della vittima (alterazione della vita quotidiana e la perdita patita per la morte del congiunto).

Confermando la sentenza di primo grado sono state accolte le ragioni della difesa dei familiari curate dal Avvocato Pietro Frisani e respinto le richieste dell’Avvocatura dello Stato che per conto del Ministero della Difesa aveva chiesto la riduzione dei risarcimenti per “errata quantificazione degli importi”.

La sentenza ha voluto ribadire quanto espresso, negando la riduzione richiesta dal Dicastero spiegando che nonostante la vittima all’età della scomparsa avesse 85 anni di vita, largamente superiore alla speranza di vita media maschile stimata a 80 anni e l’essere sposati da 62 anni con sua moglie non erano elementi tale da giustificare una riduzione di quanto stabilito dal dispositivo del primo grado di giudizio. 

Come si può evincere chiaramente, la Corte è stata di avviso opposto, il risarcimento è stato commisurato tenendo conto della durata del matrimonio e della vita vissuta dalla donna in simbiosi con suo marito.

Proprio come successo in altre occasioni, dove è rimbalzata la notizia: agenzie di stampagiornali italiani, hanno riportato con delle news in cronaca quanto era accaduto presso il Tribunale del Lavoro di Genova.

Sono stati tantissimi gli organi di stampa che hanno speso parole, si sono impegnate nel raccontare la nostra lotta:

  1. Liguria Day;
  2. Città della Spezia;
  3. La Nazione;
  4. La Gazzetta Della Spezia;
  5. Gazzetta Della Spezia;
  6. Liguria 2000 News;

 

 

2025-01-27T14:37:08+01:008 Novembre 2024|News|
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